Una piccola analisi de “La Caduta di Saalbard” e dell’intera saga che mi ha spinto a prendere questa decisione.
Nessun autore è mai soddisfatto al 100% delle proprie opere. Ad ogni rilettura risaltano agli occhi intere parti o frasi che vorrebbero riscrivere modificandone la forma pur mantenendone il contenuto oppure, nei casi più drastici, modificare sia forma che contenuto. Inoltre, le parti che più subiscono revisione sia durante la stesura secondaria che durante la revisione finale, sono quelle includenti i dialoghi – secondo il mio modesto parere le parti più complicate per uno scrittore.
Non si tratta di perfezionismo, salvo alcuni casi al limite con l’ossessione patologica, bensì il rendersi conto che ciò che abbiamo scritto per trasmettere un messaggio o una descrizione, non riesce nell’intento.
Per tale ragione, mi trovo in completo accordo con alcuni suggerimenti presenti in “On Writing” di Stephen King nella sezione del manuale intitolata la “La cassetta degli attrezzi”. Tra i molti suggerimenti che il Re fa agli autori, il più importante: “Fa’ una pausa. Scoprirai che leggere il tuo libro dopo sei settimane di pausa può essere un’esperienza strana, spesso anche esilarante“.
Ed è proprio così, posso confermarlo per aver testato questa modalità in fase di riscrittura, non molto tempo fa, su un romanzo che pubblicherò entro la fine dell’anno.
Dimenticare momentaneamente ciò che abbiamo scritto può aiutarci a riformularne la forma e il contenuto in una nuova configurazione che sicuramente sarà migliore di quella di partenza. Lavorare in questo modo, permette di lavorare ciclicamente su diversi romanzi contemporaneamente e sfornarne in continuazione – a patto che l’idea di base sia buona e che abbiamo chiaro come il Sole la premessa narrativa.
Ora, dato che ho intenzione di trattare queste tematiche in futuro in maniera molto approfondita, passiamo al nocciolo della questione: l’hard reboot della saga “James Every – Underworld”.
Quando ho riletto La Caduta di Saalbard a distanza di anni – pubblicato ormai ben 9 anni fa – l’esperienza accumulata fino ad oggi mi ha permesso di individuare in un baleno un bel po’ di cose che non vanno. La premessa narrativa, la struttura della storia – allargando anche la struttura dell’intera saga – la meta d’arrivo, il worldbuilding, i personaggi e tanto altro ancora. Insomma, per farla breve, agli occhi del Gianmario di oggi la sua prima opera gli è apparsa come un “disastro caotico” di buone idee espresse malissimo.
Vita nuova, insomma.
Con una tale premessa, immagino sia chiaro che l’hard reboot si compirà con la riscrittura del mio primo romanzo. Ma ad una condizione che mi sono imposto: prima di dare nuova vita a “La Caduta di Saalbard” dovrò aver ben chiaro tutte le evoluzioni principali non solo di quella porzione ma di tutta la storia che andrò a narrare nei prossimi anni. Quando si scrivono opere del genere, lunghe e composte da più volumi, il pericolo di risultare banali o di ripetersi è sempre dietro l’angolo ed è un malus da cui voglio tentare di tenermi ben alla larga.
A tutto ciò si accompagneranno:
- un’identità visiva unica per l’intera saga, che tratterò come un brand a sé stante;
- una nuova copertina per il romanzo “La Caduta di Saalbard”;
- nuove immagini all’interno del romanzo;
- una nuova impaginazione;
e tanto altro ancora che scoprirete a tempo debito.
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Gianmario